RECENSIONE: PAPA' AL CUBO di Antonio Grossi, riadattamento di Patrizio De Bustis

Papà al cubo, di Antonio Grossi, riadattamento di Patrizio De Bustis

Ma può solo l’amore, andare oltre i pregiudizi e le difficoltà della società attuale?
Questo è l’interrogativo che si pone “Papà al cubo”, opera teatrale di Antonio Grossi, riadattata, diretta e interpretata da Patrizio De Bustis. Il problema si pone quando tre amici/coinquilini, di diverse tipologie caratteriali si trovano a dover scegliere di accogliere in “famiglia” un pargolo, e cambiare totalmente le loro aspettative di vita. Il piccolo sembra portare una ventata di speranza nelle vite precarie dei protagonisti, anticipando un lieto fine, ma tutto cambia all’arrivo della vicina, bella ragazza, ma soprattutto assistente sociale. Simbolo della morale della società attuale, metterà a repentaglio la nuova famiglia, ma proprio questa situazione così surreale farà cambiare in lei la visione della vita . E al cubo non si intende solo per il numero di “papà”, in effetti tre, ma anche la dose di difficoltà alle quali andranno incontro i protagonisti. La società attuale mal digerisce lo stravolgimento familiare di un papà e una mamma, e malvede la possibilità di duo uomini o due donne di poter creare una famiglia, ma qui siamo all’esasperazione, TRE, un donnaiolo, un ragazzo “moderno” ed emancipato e un parsimonioso al limite del taccagno. CI troviamo difronte ad una commedia che presenta alcuni dei maggiori problemi sociali dell’epoca, che affronta con uno spirito comico a volte tragico, ma con una morale finale che i più avranno la possibilità di condividere.

Un’opera sviluppata in un contesto teatrale, povero e senza lodi, proprio a livello tangibile degli elementi, ma che viene messo in secondo piano, dall’ottima prova, di questi giovani e talentuosi attori, forse a volte al limite dei cliché ma che in ogni caso fanno arrivare un importante messaggio senza annoiare lo spettatore. Anzi.



Roma 11/11/2013

 Matteo Di Stanislao

Nessun commento

Powered by Blogger.